Come si può definire una società in cui la transizione energetica dovrebbe essere una delle priorità assolute, ma la benzina tocca i due euro al litro? Frenetica e confusa, sicuramente. Ma il nostro obiettivo non è quello di definire l’oggi, ma di tentare di interpretare il domani per plasmarlo nel modo migliore.
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E il futuro ha già delle tappe determinate. Il 2050, ad esempio, anno in cui i paesi dell’Unione Europea si sono impegnati a conseguire l’obiettivo della neutralità climatica rispettando gli impegni internazionali assunti nell’ambito dell’accordo di Parigi attraverso l’adozione del New Green Deal.
Pertanto abbiamo già un’idea alla base: un’Europa a impatto climatico zero in grado di garantire un’economia più moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva a livello internazionale. Il processo di transizione verso la neutralità climatica offrirà, quindi, un potenziale di crescita economica, di sviluppo tecnologico e competitivo, l’introduzione di nuovi modelli di business e la creazione di nuovi mercati e migliori condizioni di vita. E stiamo parlando di un processo virtuoso ormai obbligato anche dalla situazione contingente, in cui anche coloro che hanno sempre voluto far finta di non considerare l’urgenza di contenere l’innalzamento della temperatura del globo terrestre, devono cedere di fronte alle tensioni geopolitiche che provocano le reazioni dei mercati in brevissimo tempo, dal conflitto in Ucraina alle turbolenze degli Houthi nel mar Rosso.
Il fattore chiave sarà lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie e soluzioni che soddisfino i criteri di sostenibilità, competitività economica, protezione dell’ambiente, sicurezza e tutela del territorio. L’Italia è nella posizione di poter generare l’innovazione e di accelerare la diffusione sul mercato di nuove tecnologie, facendo leva sul proprio estro creativo e di leadership tecnologica in diversi settori.
dall’editoriale di Davide Caiti